a cura di Ado Gruzza

©2014 foto by Chris Beckett

Firenze, rispetto a Parma, sembra un altro pianeta. Panorama, vegetazione. Una parlata completamente differente, senza entrare nel merito della cucina. Tanto bravi, però nell’arte casearia non c’è proprio storia. Parma ha qualche eccellenza dove è proprio ineguagliabile. Verdi, Toscanini, il powerlifting, eccetera, eccetera…

A parte gli scherzi, succede che ti metti in macchina e tempo di fare due chiacchiere sei già arrivato.
Praticamente ce l’hai sotto casa questa fantastica città di Firenze. Gente che prende tre aerei per venirla a vedere, e io ce l’ho a due ore di autostrada!

Per una promessa abbozzata mesi prima, mi sono imbarcato – come sempre controvoglia – in questo progetto, che alla fine si è rivelato piacevolissimo. Controvoglia perché, quando arriva il sabato, ho voglia di stare a casa a farmi i miei fatti, e non certo di mettermi in macchina in giro per l’Italia, come spesso mi tocca fare.
Mi ‘tocca’: non che sia costretto da chissà quale dovere o altro, semplicemente è che quando metti in pista (praticamente per gioco) una realtà, poi, istintivamente, ti muovi in modo che questa sia sempre più rigogliosa e forte. La cosa sta pure riuscendo; però a spese del mio tempo libero, non incredibilmente ridotto al quasi-nulla.
Senza dimenticare che sono davvero un pessimo viaggiatore.

T_LAB
Cristiano Fallai, proprietario della palestra T_Lab di Firenze, personaggio molto conosciuto nel mondo del funzionale, mi ha invitato per una giornata specifica sulle Powerlifts, nel suo centro.
Succede poi che, per puro piacere personale, si aggrega pure Amerigo Brunetti, rivelatosi un’assistenza quasi indispensabile.
Arriviamo giusto giusto alle 10.00, e neanche il tempo di guardarmi attorno… Inizio con la lezione.
Prezzo più elevato e periodo estivo non hanno impedito di raggiungere con largo anticipo il numero massimo di partecipanti. E questo fa sempre piacere.
C’è interesse sul Powerlifting! Tantissimo interesse, da parte di gente che non c’è nemmeno vicino al pensare di fare una gara! Se ve lo avessero detto dieci anni fa, beh, avreste riso in faccia a questa affermazione, vero?

La logica della giornata era quella di riuscire a guardare negli occhi i presenti, riuscire a dare correzioni e consigli ad personam, chiamare la gente per nome ed avere maniera di capire quelle che fossero le loro reali problematiche nell’imprimere forza al bilanciere.

Tutte le volte che faccio un seminario tecnico imparo un sacco di cose. Credo che Amerigo mi abbia accompagnato proprio perché ha intuito questo. Non è una minchiosa frase fatta, credetemi!
Non ci riesco a dire questo tipo di banalità, neanche volendo. Fare seminari e coaching nel verso in cui lo facciamo noi, beh, ti insegna tantissimo! Oggi riesco a mettere in spinta soggetti che non sono atleti esperti  (i presenti ne sono stati testimoni) in pochissimi secondi. Una dritta e l’esecuzione da nero assoluto diventa bianco. Questa è solamente l’esperienza di centinaia di persone corrette ai vari Corsi FIPL. Bottino impagabile, e che non si può avere altrimenti.

Amerigo è la persona più curiosa e intuitiva che abbia mai (MAI) conosciuto nel mondo dell’allenamento. E credetemi, quelli validi li ho conosciuti quasi tutti. Evidentemente ha capito che insegnando negli ambienti più disparati si impara a capire cosa serve ad un soggetto. A sistemarlo in tempi record, a dar lui gli spunti che faranno tutta la differenza del mondo tra successo ed insuccesso. Saggiamente ha colto l’occasione.

Cosa ho imparato? Anzi, cosa abbiamo imparato?
Innanzitutto abbiamo avuto la fortuna di trovare soggetti che avevano letto roba sul PL e roba sulla tecnica. Letto tanto, erano attenti e curiosi. E questo ci ha favorito, in una maniera però contraria a quello che potreste aspettarvi.
Costoro avevano letto di tecnica ed erano convinti di curare la tecnica in ogni allenamento. Il risultato erano alzate rigide e forzatissime, non efficienti, fossilizzate su due concetti e piuttosto distanti da quella che è la reale problematica che può incontrare un soggetto che si butta sulle Powerlifts. Perché come dicevo, non c’è alternativa all’esperienza sul campo.

L’eterno dilemma tra teoria e pratica. La teoria della tecnica la devono scrivere i tecnici, ed i tecnici sono i primi ad essere piuttosto riluttanti nel farlo, a causa degli enormi fraintendimenti che si possono generare.
Altra cosa, non si deve in nessuna maniera confondere tecnica con impostazione. L’impostazione è una questione estremamente semplice e basilare. Il set up, per intenderci.
La tecnica inizia dall’impostazione di base, non finisce lì!

Abbiamo notato relazione quasi diretta tra l’attenzione a particolari ‘teorici’ e la mancanza di una pratica ottimale. Era evidente, in molti, quel processo che chiamiamo overthinking. E cioè: prendi un concetto teorico e ti focalizzi su quello, esasperandolo all’ennesima potenza. Nel fare la panca piana, ad esempio, sapere che bisogna addurre le scapole perché la testa dell’omero e bla, bla, bla, non rappresenta nemmeno un quinto delle cose davvero importanti che si devono tenere in considerazione durante l’esecuzione.
Altra cosa è il non darsi delle scuse come ad esempio ‘io tengo i gomiti larghi perché nel 1988 ho preso freddo al gomito destro’ oppure ‘uso questa stance perché ho i femorali corti’. Eccetera, eccetera…
Se sei rigido: SCIOGLITI! Non prendere una esecuzione schifosa per bypassare i tuoi limiti!

Insomma, quando si parla di tecnica, non fermatevi alla superficie, perché quello che si sente dire è solo una minima parte di quello che davvero conta.

©2014 foto by Cristiano Fallai – I partecipanti al workshop tenuto dal coach Ado Gruzza in T-Lab

La pratica, signori miei, rappresenta la cosa più complicata e quella in cui il mondo della forza è in assoluto più carente. Per quel che mi riguarda, rappresenta la cosa che mi ha richiesto (e mi sta richiedendo) più tempo di dedizione e studio. Studio vero!
E pensare che di solito viene data per scontata. Oppure la si cita (questa famosa tecnica) per non restare indietro, visto che tutti, ora, ne parlano.

Il lato positivo della medaglia è che, di norma, chi legge molto ed è attento magari fa uno squat del menga perché ci pensa troppo, però ha il cervello pronto e sveglio, volenteroso e capace di recepire. E questo è quello che è successo anche a Firenze!

Se non riesci a mettere energia sul bilanciere non cresci.  Questo rappresenta un concetto e non una scuola di pensiero. Trovare la chiave di attivazione di un soggetto, riuscire a donargli quelle sensazioni che non ha mai avuto e donargli una prospettiva di crescita che era assolutamente interdetta è la sola cosa che conta. Un fatto che trova costante riscontro nella pratica quotidiana, e in soggetti che fondano la loro esperienza nei campi più disparati.

Credo che siamo riusciti a dare ai presenti il segno di quanto tutte le nostre ‘chiacchiere’ sulla tecnica non siano parole a vanvera. Al contrario, concretissima concretezza per raggiungere il proprio potenziale.

Certo che – starete pensando – se leggere, informarsi, provare a sviluppare le cose studiate nel proprio power rack non basta… Beh, cosa dobbiamo fare? Avere un coach dietro il culo ogni giorno? Impossibile!

E qui arriviamo al punto ed al nocciolo della questione che un pubblico evoluto ed attento (come quello che ci legge), dovrebbe prendere in considerazione.

Mai come in questi giorni mi sono accorto della distanza siderale tra il pianeta Fitness (che ci è piovuto addosso in tutto il suo splendore a Rimini), e quello che siamo Noi. E con Noi non parlo unicamente di AIF come entità che organizza corsi, quanto di tutta la realtà che gira attorno al mondo agonistico del powerlifting, e posso immaginare pure di tutti gli altri sport minori che gli assomigliano.
Noi; cioè io e chiunque abbia avuto il piacere e l’onere di dire due parole ad un evento AIF, o che scrive di suo pugno su Forza Mag (gruppo di Facebook per appassionati di Forza). Noi, dicevo, non vogliamo farvi ciucciare nulla che non sia quello che esattamente pensiamo si avvicini al massimo della verità conoscibile.

Per questo non vogliamo darvi ricette, darvi prodotti, darvi meccanismi. Anzi, vi diciamo che quello che proponiamo è DIFFICILISSIMO e che ci vogliono anni di rotture di coglioni per arrivare a QUEL livello di controllo e di forza autentica.
Abbiamo intuito un paio di cose che stanno avendo risultati notevolissimi e ve le proponiamo. Stop.

Ho tenuto, la settimana precedente presso l’Università di Torino una lezione, spinto dall’amico e Prof. Donato Formicola. Alla conclusione del mio solito mare di parole e gesticolazioni ho fatto provare ad uno degli studenti, un ragazzone decisamente sveglio, la panca piana. Con le regole tecniche che gli imponevo io.
Dopo 3 ripetizioni con 40 kg mi sono rivolto a lui, dicendo:

“HAI CAPITO QUANTO È DIFFICILE?”

E lui, con lo sguardo di uno che ha capito davvero mi ha risposto: “Sì, porca puttana, davvero è difficile farla bene!”
Allora – ho risposto io – se hai capito quanto è complicato hai già un vantaggio di competenza enorme rispetto ai tuoi colleghi.
Capire come sviluppare un movimento multiarticolare sotto carico è difficile, complicato, articolato, non banale, raffinato e intellettivo come qualunque scienza umana.

Mi sono trovato in questo 2014 circondato di collaboratori STRAORDINARI. Abbiamo allevato una nidiata di giovani tecnici davvero stratosferica, per qualità umane e intellettive in primis, poi per conoscenze specifiche. Davvero una grande vittoria aver scommesso su queste persone. Tantissimi, troppi forse per essere citati: Contenta, Rollo, Pisano, Magnaghi, Fontana, Brunetti, Pelizza, senza dimenticare i Buccioni, Ferlito, lo stesso Caruana che una volta all’anno ci onora letteralmente della sua presenza. Se mi dimentico qualcuno, chiedo venia.
Non tutti i docenti AIF che fanno la parte teorica hanno accesso alla docenza della parte pratica, e non tutti quelli che fanno la parte pratica hanno titolo per tenere lezioni in classe. Perché la pratica è un’arte che va coltivata, una sapienza che va nutrita. A caso si fanno solo le cose a caso. Provate, in quest’ultima frase, a sostituire la parola ‘caso’ con un termine dalla forte assonanza ma che sta ad indicare il membro maschile. Vedrete che la frase renderà ancora di più.

La nicchia (che poi è molto grossa pure la nicchia a prenderla tutta, anche grazie al Crossfit) e solo questa è il nostro posto. Non c’è altro. Facciamo roba difficile e di nicchia. Però divertente, che funziona e molto sugosa. Lo facciamo per gioco e NON PER MESTIERE. E pure questo, conta parecchio.
Il successo, l’essere riconosciuti e stimati ci premia moltissimo e nessuno nega che questo riconoscimento sia stato ricercato negli anni e lo sarà anche in futuro.
Ricercato però non al costo di rompersi le palle o doversi bere delle minchiate tremende.
E la Thatcher? Beh, il senso mitico del rigore e del dovere di fare quello che è giusto fare, anche quando la vulgata va dall’altra parte. Con il risultato di risollevare l’economia di un paese in crisi nera.

Poche stronzate, per favore, e diamoci da fare. C’è un mondo di scoperte che ci aspetta, dove AIF è il riferimento assoluto.