Un esercizio in cui è necessario sollevarsi da terra tenendo fra le mani un carico pesante non può non sollecitare la schiena!

Non voglio comportarmi come quelli che minimizzano i problemi o esaltano solo i pregi: lo stacco può essere pericoloso, e molto, per la colonna vertebrale. Ciò che conta è minimizzare la probabilità di farsi male per portarla al livello di attività comuni quali correre o saltare.

Immaginate un pazzo che fa squat con la schiena completamente flessa a C. Difficilmente si vedono in giro robe del genere, non tanto perché chi fa così muore, quanto perché la perdita di curvatura in quel modo è dovuta sicuramente ad assetti così sbagliati da rendere impossibile il movimento: l’esecuzione è così instabile da far comprendere anche al più ottuso guerriero del ferro che c’è qualcosa che non va.

Una situazione ben più tipica vista fare anche con carichi anche di 220-230 kg: nello stacco difficilmente si hanno problemi di instabilità, non c’è niente che può cadere addosso, perciò è possibile eseguire il movimento senza “sentire” la schiena a C. Incredibilmente, la spina non si rompe proprio perché la perdita di curvatura su ogni vertebra è meno di quanto si pensi, come abbiamo visto, ma ciò non significa che siano comportamenti da seguire…

Schiena “tesa”, “dura”, “compatta” indica che gli erettori spinali e tutti i muscoli del back sono contratti per garantire la massima resistenza della colonna vertebrale: così facendo i rischi di infortunio vengono drasticamente diminuiti. Il bravo stacchista mantiene inalterata la forma della sua spina dorsale in tutta la traiettoria del movimento.

Tratto da “DCSS – Power Mechanics for Power Lifters”, Capitolo 25 – Sopravvivere allo stacco da Terra – di Paolo Evangelista