[L’EVOLUZIONE TECNICA NEL TEMPO]

Di Nicola Marini.
Docente Master Accademia Italiana della Forza.
Responsabile Strength Lab Powerlifting Padova.
Laureando in Osteopatia.

Questo contenuto è tratto dai contenuti settimanali che i Tecnici di Accademia postano sul gruppo di Accademia Italiana Forza.

Partiamo da un punto di partenza imprescindibile.
Capita alle Certificazione di sentir dire: io faccio 200 di Stacco con una buona tecnica e 210 kg con una tecnica istintiva o schifosa.

Ecco, questa affermazione è priva di ogni senso compiuto. Se con un ‘buona’ tecnica fai 10 kg in meno di quello che fai tirando in maniera istintiva, significa semplicemente che la tua tecnica FA SCHIFO, anzi, super SCHIFO. Concordiamo tutti al 100% su questo punto.

con la tecnica più fluida ed efficiente tu avrai la tua miglior performance possibile. Un atleta di alto livello se sbaglia tecnicamente un’alzata massimale semplicemente fallisce anche l’alzata, oppure aveva molto margine, quindi non era un massimale.

Ecco, in questo articolo breve non vi voglio suggerire variabili tecniche ma piuttosto vorrei fare una riflessione a voce alta, frutto della mia esperienza pratica e molto legata a chi è agonista nel Powerlifting. Immagino il concetto non sia troppo diverso per chi lavora nell’ambito della Pesistica Olimpica.

A questo punto del mio percorso sono abbastanza convinto riguardo l’inconsistenza delle “soluzioni definitive”.

La lettura di un’alzata, per quanto intelligente , puó essere l’optimum solo per un periodo di tempo limitato.  Questo l’ho visto succedere diverse volte: con Davide Lovison, ad esempio, siamo partiti anni fa da uno stacco regular (piedi stretti, detto anche convezionale) con caricamento in trazione (una delle tecniche base di approccio allo Stacco da terra. L’altra è quella detta in allungo dal basso) e questa soluzione che ci sembrava ideale! 

Gli ha permesso di muoversi egregiamente fino ai 280/90 kg di massimale, che per un ragazzo natural (dovrebbe essere scontato ma non lo è) che studia medicina e ha una normalissima vita da poco più che ventenne è tutto fuorchè nella norma. 

Poi è successo che con carichi ancora superiori, quando cioè si avvicinava alla prestazione ottimale, la schiena, banalmente, gli si arrotondasse troppo, il peso gli si allontanasse dalle tibie, ed infine che avesse problemi in chiusura.

Perchè?

Perchè di fatto quel caricamento gli permetteva di bypassare un pezzo di alzata, quello iniziale, affrettando e superando compensando un punto di attivazione muscolare.  In questo modo infatti

non c’era mai un momento in cui il piede riuscisse ad imprimere forza a terra e caricasse la gamba di lavoro! Che poi è la chiave per fare un carico impossibile di Stacco da terra: avere il piede davvero in spinta a terra nel primissimo cm della partenza. 

Di fatto quella zona di movimento non era allenata. Era vuota!


Sono più propenso a pensare alla tecnica come a qualcosa che mi risolva le necessità di un atleta nel presente e di conseguenza come a qualcosa di mutevole.

Quando ho iniziato a collaborare con Marco Poda (atleta -74kg) ho avuto a che fare con uno stacco sumo (nuovamente con caricamento) che gli permetteva di fare si e no 230kg di massimale
e con molta sofferenza. La sua idea di stacco era, per semplificare, un lunghissimo “tiro il bilanciere verso dietro” che gli ha causato nel tempo un enorme gap di forza negli arti inferiori.

Per questo abbiamo tolto il caricamento e ci siamo concentrati sull’imparare a spingere a terra, fino ad arrivare a farlo valere più o meno gli stessi kg che faceva con l’idea di movimento precedente. Quindi BADATE BENE, abbiamo dovuto accettare una regressione (solo appartene) dei carichi (ma non della Forza) per una fase. Era evidente che dalla vecchia tecnica non ci avrebbe potuto mai tirare fuori tanti kg e altrettanto che la nuova tecnica era più didattica che efficace.

Nel qui ed ora questa soluzione gli permetteva (e questo conta) di muovere muscoli mai toccati.

Fatto questo, dopo alcuni mesi, abbiamo reintrodotto il caricamento cosa che praticamente da subito gli ha consentito di spingere molto più peso.
Nel tempo peró è venuta a galla una rotazione causatagli dalla presa mista che diventava fatale quando i carichi lo facevano rallentare troppo, nella pratica falliva dei kg che avrebbe potuto avere perché il bilanciere gli si allontanava dalla tibia della mano supinata più o meno ad altezza ginocchio.
Ad oggi infatti il suo stacco è un sumo con caricamento in uncinata, il suo ultimo personal record sono questi 260kg fatti alle finali di ottobre in gara completa.
Sicuramente siamo vicini ad un equilibrio più o meno stabile di quest’alzata anche se i carichi raggiunti iniziano già a metterci di fronte nuove problematiche su cui ragionare.

ECCO IL VIDEO:
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