Scienza e collaborazione con l’Università: “fare Ricerca” con AIF

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L’intero Staff dell’AIFAccademia Italiana della Forza è cosciente che la ricerca scientifica sia appannaggio delle strutture preposte, come le Università, presso le quali, grazie alla disponibilità di fondi e finanziamenti, è possibile organizzare protocolli sperimentali ed analisi rigorose sui dati.

Siamo altresì convinti di poter contribuire a “fare ricerca” anche con modalità “alternative”, che possano integrarsi con le metodologie accademiche.

In questo senso, AIF si orienta su due versanti.

Primo – Ricerca di nuovi autori, da formare ed ai quali fornire visibilità tramite il proprio portale.

Se pensate che le vostre idee siano valide, questa può essere un’opportunità per metterle alla prova: la sfida è essere pubblicati, non essere letti.

Per pubblicare sul portale AIF dovete:

  1. presentare un argomento di interesse del sito, il cui tema principale sia l’allenamento della forza in tutte le sue manifestazioni. Sono ben accette le traduzioni di articoli stranieri o articoli che commentino in maniera ragionata studi del settore, anche riassumendoli o segnalandoli per approfondimenti originali. Nel caso proponeste una vostra ipotesi questa deve possedere un filo logico, con una premessa, una discussione del materiale che avete preso in considerazione e una conclusione;
  2. aver studiato ciò di cui volete parlare, puntando perciò sulla qualità dei concetti di cui volete parlare; qualsiasi affermazione che fate deve essere giustificata: se citate studi scientifici, dovete inviarli come parte integrante della documentazione (bibliografia inclusa).

Scopo di AIF è contribuire a creare un “salto qualitativo” grazie al quale gli articoli pubblicati esprimano un formalismo attualmente assente nella maggior parte dei network del settore e nei quali le proprie opinioni personali siano suffragate da materiale scientifico.

Questo non significa che i testi debbano essere “freddi” o asettici, ma semplicemente che diano chiarezza all’esperienza dell’autore: quali scelte ha fatto? Perché ? Sulla base di quali informazioni? Quali risultati ha ottenuto e cosa può essere utilizzato da altri autori per approfondimenti e studi successivi sull’argomento?

Il confronto, anche acceso, è un’ottima palestra dialettica: la polemica sterile va evitata, come sono assolutamente da evitare le esibizioni di competenza, gare di citazioni, uso smodato di paroloni, prosopopee fuori luogo; tutto ciò crea una barriera culturale, permetteteci sciocca, verso il lettore e denota solo l’insicurezza di chi deve affermare la propria competenza in materia.

Chi è veramente competente riesce a spiegare concetti complessi in maniera semplice, senza però banalizzarli. Sebbene sia un’arte, questa può essere imparata.

Sta a voi scegliere lo stile di scrittura; come consiglio di ordine generale, cercate di non essere quelli che non siete: siate voi stessi. Potete essere seri senza essere barbosi, ma non esagerate nel volervi proporre a tutti i costi con “simpatia”: il pubblico vuole leggere di teoria resa pratica, corredata dai risultati ottenuti; anche negativi, per non ripeterli. Ciò che oggi manca è il racconto di esperienze ragionate, perché è uno stile difficile da concretizzare.

Secondo – Interloquire con le Università e le realtà Accademiche.

AIF non vuole sostituirsi agli Enti di ricerca: è sua intenzione fornire idee e supporto per tesi che studino il mondo della forza, contribuendo con le proprie proposte alla didattica accademica; ad esempio, offrendo un aiuto concreto ai laureandi in discipline afferenti agli ambiti in cui essa opera, con un supporto al percorso di elaborazione delle tesi diretto alla realizzazione di un “prodotto finito” strutturalmente compiuto.

AIF mira quindi ad integrarsi nel processo di ricerca scientifica degli Atenei, offrendo le proprie competenze teoriche e la sua esperienza sul campo; grazie a queste potrebbe catalizzare l’attenzione degli studenti verso argomenti poco noti in ambito universitario ma molto “sentiti” sul campo. Inoltre potrebbe contribuire ad una prima “scrematura” di ipotesi di studio o essere si supporto nell’interpretazione di risultati già ottenuti.

In questo modo AIF si impegna a costituire un legame fra la pratica sul “campo” (che si tratti di palestra, tatami, pedana, pista, ecc.) e la teoria da “laboratorio”: una filiera nella quale la conoscenza sia un prodotto del primo ambito, “agli occhi” del secondo.

 

TESI DI LAUREA “SQUAT: IMPROVE THE PERFORMANCE THROUGH BIOMECHANICS”


Come esempio di quanto fin qui scritto, a fissare un primo importantissimo e fondamentale “punto di incontro” tra il mondo degli studi Accademici e la realtà vissuta sul campo dai Tecnici specializzati, presentiamo un prodotto accademico davvero speciale: “SQUAT: come migliorare la performance attraverso la Biomeccanica” di Federico Fontana.

Questa è senz’altro la Tesi di Laurea più interessante che possiate leggere in Italia sui sovraccarichi: un prodotto speciale e stupefacente. Speciale perché, per gli addetti ai lavori e per i tecnici che lavorano con la forza (o meglio che tentano di ottimizzare lo sviluppo della forza negli atleti che allenano), non esiste praticamente nulla del genere. A parte migliaia di dissertazioni, testi, tesine, ricerche (spesso di dubbio spessore) non c’è alcun testo che razionalizzi l’uso di un esercizio fondamentale come lo Squat in maniera così attinente alla realtà del movimento.

Federico Fontana ha “fatto chilometri” e speso tempo nel mettere in piedi una Tesi di Laurea triennale in Scienze Motorie (presso l’Ateneo di Verona) che si avvicinasse il più possibile a quella “verità” che per sua natura è sfuggente; ha proposto i suoi test analitici nell’unico posto dove avesse senso che questi fossero effettuati: in due tra le più importanti scuole Italiane di Powerlifting e Sollevamento Pesi. Luoghi dove lo Squat, o meglio l’accosciata completa delle gambe con bilanciere, è materia di lavoro costante e la conoscenza del movimento minimizza tutta quell’immensa mole di falsi positivi che di solito si riscontra (anche a livello mondiale) negli studi del settore, nei quali il campione biomeccanicamente analizzato è sovente composto da semplici avventori di palestra, sportivi di altre discipline o improbabili “forzuti da fiera delle castagne” e/o, ancora più spesso, condotto da un ricercatore che MANCA DELLE COMPETENZE TECNICHE sul campo.

Non si può analizzare un gesto tecnico senza averne una profonda conoscenza: sembra una banalità ma è certo che questa Tesi rappresenti il primo testo in cui l’avvicinamento tra competenza e analisi prenda forma. Il grande valore aggiunto di questo lavoro, come già sottolineato, è che ci sia avvalso della consulenza di Tecnici specializzati esperti di Sollevamento Pesi e Powerlifting: la chiave di lettura dei risultati è stata vissuta non solo in vitro, bensì attraverso una visione “realistica” dal vivo del gesto atletico.

Lo Squat, lunghi dall’essere una semplice flessione delle gambe, è un movimento immensamente complesso, assolutamente mal utilizzato e mal capito; il poterne analizzare momenti articolari, velocità angolari, risposte in soggetti di differente estrazione tecnica e con differenti storie d’allenamento (dal Campione Italiano di Powerlifting alla signora che “passava di lì per caso”…) fa si che sparisca quella costellazione di risultanze senza significato di fronte alle quali i Tecnici, oggi, si trovano ogni volta che studiano questa materia.

Perciò, come detto, una tesi stupefacente che potrà essere letta con interesse dai tantissimi preparatori atletici ed appassionati e che espone contenuti che, malgrado i limiti ovvi dell’analisi nel suo contesto, non è mai stato scritto con tanta puntualità.

Uno spunto di lettura su tutti: nel testo è sviluppata la comparazione tra un Powerlifter e un Pesista olimpico della stessa età, dello stesso peso, con gli stessi anni di allenamento alle spalle e con un massimale dell’esercizio molto simile; evidenza del tutto inattesa, a fronte di una prestazione, a carichi elevati, simile e di tutto rispetto, il Powerlifter è riuscito a produrre velocità più importanti attraverso lo “sticking point” rispetto al sollevatore olimpionico; semplicemente perché, dalle analisi angolari, il Powerlifter, cercando meno “compensi” e sfruttando meglio le strutture contrattili, è risultato essere più “tecnico”.

Questa conclusione consente di sfatare il mito del “Pesista dedito alla forza veloce” e conferma come un utilizzo intelligente e ottimale delle alzate di forza del Powerlifting (lo Squat in primis) possano insegnare ad ottimizzare le capacità di reclutamento ad altissimo livello.

Vi rimandiamo infine al testo completo della Tesi, visualizzabile cliccando qui: buona lettura!

 

Su queste  e altre tematiche inerenti il mondo dell’allenamento con sovraccarichi leggi gli articoli pubblicati su questo portale dal Dott. Federico Fontana: CLICCA QUI