a cura di Ado Gruzza.

 

Repubblica Ceca, Bulgaria, Ungheria.

Questi, in ordine cronologico, gli ultimi miei viaggi fuori dai confini nazionali. Temo che qualcuno, al lavoro, in risposta alla domanda ‘dove vai la settimana prossima’ si sia fatto strane idee, sulla vera natura dei miei viaggi.  Scartando l’ipotesi che io possa essere un nostalgico del Patto di Varsavia.

Ed invece no, viaggio pro Powerlifting.
E la sera, la trasgressione massima è stata fumare un sigaro (massimo Toscanello) davanti alla Hall dell’Hotel, circondato da quei tizi che, di solito, vedi solo su Youtube.

Il guaio è che questo è il mio prototipo di vacanza ideale. La mattina gare, cenare, stracotti e con ancora il magnesio ovunque, senza neanche il tempo di farsi mezza doccia, in ristoranti che in Italia chiuderebbero la sera dell’inaugurazione. Godendosi il dopocena in compagnia degli atleti o degli altri accompagnatori a raccontarsi stronzate fino a che il sonno non arriva. Ognuno ha i suoi gusti, si dice.

 

La cittadina Ungherese dove, dal 2 settembre si sono incontrati i migliori Juniors e Subjuniors AL MONDO, sembra più o meno graziosa. Gente dall’aspetto europeo, e come possono confermare le foto sul profilo Facebook di Andrea Magnaghi, le ragazze sono effettivamente molto carine.
L’esperienza mi dice che, su questo fronte, i nostri atleti non hanno niente, proprio niente di niente da imparare da Russi, Americani, Norvegesi e pure Marziani. Da questo punto di vista i russi siamo noi. Però, ancora non danno medaglie per la conquista delle vallette che premiano gli atleti. Dovrebbero? Forse, però ancora non ne danno.

Allora non ci resta che pensare alle medaglie vere, che, rocambolesche o meno, stavolta sono arrivate. Per chi non è addentro le cose della Federazione, occorre ricordare che la FIPL presenta, ormai da anni, una nazionale Master (over 40 over 50 e over 60 anni di età) molto agguerrita, forte nei risultati e con atleti che hanno una perseveranza e longevità nei risultati forse unica al mondo. Al contrario, non abbiamo mai avuto (che io possa ricordare) una nazionale Juniores, o quanto meno, un gruppo vero e proprio come quest’anno, e come abbozzato lo scorso anno con Carniel, Romani e Fusco. Per cui, un Campionato Mondiale, in cui abbiamo portato 9 atleti, con una presenza in praticamente tutte le categorie, sicuramente è una novità assoluta; e questa novità, l’abbiamo un pelino pagata.

Foto per gentile concessione di Donatella Beretta

 

Abbiamo pure iniziato molto bene. El Boujaoudi Mouhcine, nella categoria 59 kg Junior ha sfruttato l’occasione della vita e bene, perchè oltre al piazzamento minimo che sarebbe servito per il podio ha fatto anche il suo personal best. Poi l’ormai veterana delle pedane nazionali Whelma Pineta, dal Forma Club di Monza, nella categoria 63 kg femminile juniores è riuscita a piazzare il suo miglior squat e il suo miglior stacco da terra. E certaemente fare dei PR in quella pedana non è per nulla facile.

Nicola Degiampietro, nei SubJunior (in pratica ragazzi dai 18 anni in giù) arrivava in pedana conscio di essere il nostro atleta più competitivo e di giocarsi una medaglia davvero importante. Purtroppo la gara è iniziata nel peggiore dei modi. Un nullo in prima alzata di squat. Errore arbitrale, credetemi che non lo dico all’italiana. Gli arbitri si sono sbagliati e questo succede. Quello che succede poi è che Nicola ha perso sicurezza, pur essendo già parecchio teso per il palcoscenico mondiale. L’errore che NON si deve commettere è trasformare un errore arbitrale in un alibi. La china che ha preso la gara è stata poi condizionata da questa partenza ansiogena.

Foto per gentile concessione di IPF photographer

Al TOP livello mondiale, dove si trova Nicola, non si possono perdere alzate per strada.
Di certo, se c’è uno al mondo che so imparerà dall’esperienza è proprio Nicola.
A consolazione una medaglia di bronzo di squat e un oro nello stacco da terra, e il sapere che gli altri hanno avuto forse solo un pizzico di sorte in più, quel giorno.

De Cola ha fatto una bella gara. Anche lui un po’ fregato in terza di squat (per me validi i 260) dalla stessa terna arbitrale (forse non proprio aggiornatissima) ha fatto delle seconde alzate splendide, che ad onor del vero non sono state seguite da una terza alzata valida, come l’ottima preparazione avrebbe potuto fare immaginare. Il miglioramento è impressionante e si vede benissimo: il lavoro del suo coach (Antonio Contenta – S.S. Lazio), ed il suo impegno stanno dando frutti che altrimenti sarebbero completamente impensabili. Ricordo che parliamo di numeri – nelle tre alzate – che un tempo erano nel caricatore di atleti super predisposti geneticamente ed estremamente brevilinei.
Gianluca è un ragazzo di 175 cm, con un fisico equlibratissimo da atletica leggera, tanto per intenderci, e che solleva i pesi di un pilone del rugby di 120 kg. Essendo ottimisti per il pilone.

Andrea Pes ha fatto uno squat ottimo, seguito da un fuorigara di panca. Una panca che sarebbe bastata, in entrata, per una medaglia d’argento nella specialità. Le cose da considerare in queste situazioni sono tante. Da un lato abbiamo la determinazione e la grinta da toro dell’atleta. Atleta classe 1994 che non ha nessun timore di mettersi addosso alcun tipo di carico. La cattiveria agonistica va però sempre mischiata con un pizzico di prudenza e un quintale di saggezza.
Potenza e prudenza spesso non vanno molto d’accordo e questo fa parte delle cose della vita.
Il miglior augurio che posso fare ad Andrea, che è uno dei migliori talenti che abbiamo in Italia (l’ennesimo dell’inesauribile fucina Sarda, che se messa nelle giuste condizioni potrebbe sfornare fenomeni su fenomeni), è sicuramente quello di cercare di capire il ‘perché’ le cose non siano andate come si aspettava.
Un fuorigara, con l’attrezzatura è – ahimè – una possibilità. Quello che conta è cercare di studiare a fondo i motivi della defaillance, senza cercare risposte o alibi in nessun altro se non in sé stessi. Se è successo significa che qualcosa, nella preparazione o nelle aspettative non è andato. A volte si tratta di piccoli particolari.
Però siete agonisti e questo non è Youtube.
In Pes vedo potenzialità che raramente ho visto in altri atleti, davvero raramente. Si rifarà alla grande.

La prima volta che ho guardato George Lupas in volto, mi sembrò di avere davanti uno destinato, al massimo, a svuotare il cestino della carte nel proprio ufficio. Ed invece, dopo non molto più di un anno ci siamo trovati assieme in Ungheria, con io che lo fasciavo e un bilancere caricato per lo squat con 280 kg. Proprio come deve capitare, quando le cose partono per il verso sbagliato, per un’evenienza troppo complicata da spiegare qui, abbiamo dato il via prima che avesse completato l’affondo. Fregandosi un’alzata assolutamente nelle sue corde.
Solo 3 o 4 anni fa nessuno negli 83 kg sollevava questi pesi. Bella gara. Tanto, tanto margine.

Roberto Porta è arrivato alla gara troppo leggero. Qualche problema di stomaco (un virus o qualcosa di sovrapponibile) lo hanno alleggerito tremendamente, arrivando alla competizione a 75 kg (in categoria 83 kg) e non potendogli permettere di esprimere le proprie potenzialità e dare sfogo alla preparazione fatta dal suo allenatore Andrea Magnaghi.
L’attenzione di chi è e vuole essere agonista, tanto più in campo internazionale, deve essere su più fronti. La cura di tutti i particolari è determinante, come si diceva prima.

Giommarresi si è fatto riconoscere per una capigliatura che non avrebbe di certo fatto impazzire di gioia John Wayne. Anche io, senza essere un repubblicano iscritto all’NRA, una spuntatina l’avrei data. In ogni caso ‘Big Hairy’ si aggirava tra gli atleti mondiali con un aria da turista che visita Piazza delle Signorie pensando ‘bello, però mi mangerei un panino da Mc Donald’s.
La gara è stata buona, il risultato solido e, rispetto al panorama Italiano, i carichi consistenti. Parte del merito deve essere senza dubbio condiviso con il coach Gianluca Pisano, sempre nella convinzione che ci sia il potenziale per fare di più. Qui determinazione e impegno giocano il ruolo massimo tra essere un buon atleta ed un grande atleta. Credo sia questo il passo da poter e dover seguire nel prossimo futuro.

 

Fabrizio Posca è stato l’atleta che ha fatto il punteggio Wilks più alto di tutta la squadra Italiana. E per lunghi tratti della gara è stato molto vicino a salire sul podio. Su un podio, intendiamoci, mostruoso! Se non fosse stato per il cedimento della mano destra, con un fantastico 320 kg di stacco da terra, avrebbe passato sia il russo che il norvegese. Una bella soddisfazione giocarsi la partita tra Wolf e Frolov.

Le gare sono così, a volte non gira per pochissimi millimetri e un deciso rammarico per una panca che davvero è stata troppo sofferta. In ogni caso l’escalation dell’atleta si vede ed è quello che più conta e un bel record Italiano Junior e Senior di squat se l’è portato a casa.

Ginomarino Goooga, Supermario Gorga, o in qualunque modo lo speaker di ‘IPF tv’ lo volesse chiamare, senza dubbio è stato l’atleta Italiano più vistoso nel backstage. Tra la sua camminata non confondibile e gli spontanei incitamenti alla squadra Giapponese (con cui è nato uno stranissimo gemellaggio) ha fatto uno squat e una panca eccellenti, migliorando di 30 kg il primo e di 15 la seconda. Carichi davvero degni di nota.
Allo stacco è arrivato con le batterie troppo scariche, e tra qualche difficoltà con un costume da gara e altro, rimane solo l’entrata. Peccato, si poteva collezionare un gran Wilks ed un gran totale.

 

IN CONCLUSIONE
Da coach non sono completamente soddisfatto. Intendiamoci: ogni elemento della squadra maschile ha fatto qualcosa in meno di quello che avrebbe potuto fare. Quelli che si giocavano un posto importante si sono dovuti accontentare di qualcosina in meno.

La mia (moderata) insoddisfazione si è però scontrata, al rientro in Italia, con una soddisfazione generale da parte dei vertici della federazione, dei colleghi, e degli appassionati.

Insomma, alla fine della storia abbiamo messo in piedi una Nazionale, che è arrivata complessivamente tra i primi posti assoluti mondiali, fatta di ragazzi fantastici, che lavorano come sarebbe inimmaginabile per i coetanei da play station, e per questo, non posso che ringraziare:

la Federazione tutta, per aver creduto nel progetto. Dal Presidente, al Segretario al consiglio per intero. Le cose nuove sono sempre difficili da digerire, in tutti i settori e in tutti gli ambiti dell’esistenza.

Antonio Contenta, mio collaboratore, per la passione e la dedizione che ci sta mettendo. E per i risultati che ne escono.

Amerigo Brunetti, perché la sua presenza in pedana è stata indispensabile. E vedere quanto sa gestire la gara di un atleta uno che fino a ieri faceva bodybuilding fa davvero impressione.

Andrea Magnaghi, che oltre ad aver tenuto alta l’immagine dell’Italiano nel mondo, si è fatto l’ennesimo viaggio all’estero.

Tutti gli accompagnatori che sarebbe troppo lungo menzionare.

Un ringraziamento particolare a tutti quelli che ci hanno seguito da casa, davvero tanti. Facendo sentire ancora più importante quello che stavamo facendo. Compresi i TROLL (sostantivo postmoderno che fatico a comprendere del tutto) che hanno inondato lo streaming di robe al limite del sanatorio mentale.
Non ho capito come mai nella gara di Gorga si continuava a parlare di minicani. Pazienza, un giorno, capirò. Forse.