A cura di Ado Gruzza.

Guardate questo video.

 

Non state vedendo una gara regionale di Powerlifting, nemmeno un test fatto in una palestra molto, molto affollata.
Questi sono alcuni istanti della prima giornata del Corso Avanzato FIPL 2016.

All’interno del gruppo docenti AIF da tempo si discute della possibile soluzione per dare una chiave ancora più pratica al Corso Istruttori, ritenendo che questa (unitamente ad una visione secondo noi molto peculiare sulla programmazione dell’allenamento) continui ad essere il vero plusvalore di questo Corso.

Farlo senza togliere nemmeno una goccia alla totale espertizzazione di fase, momento, situazione e dettaglio dell’alzata è stata la cosa più controversa, per la quale abbiamo dibattuto diverse nottate.

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LIVELLO III.

In quest’ottica la strada che ci è balenata alla mente è stata quella di proporre a chi fosse interessato questa possibilità: durante il Corso, mentre il resto degli iscritti può continuare il normale coaching a gruppi, chi vuole ha la possibilità di spingere l’alzata vicino a carichi massimali. Oltre, ben oltre, quello che una corretta didattica avrebbe concesso. Cercando anche un record personale se le condizioni lo permettono.

Ogni prestazione è stata registrata, affiancata da un commento e soprattutto da un OBIETTIVO sul medio periodo, sia in termini prestazionali che tecnici.

Il seguito sarà che Domenica 3 Luglio chi ha partecipato a questo TEST sperimentale al Corso di Milano potrà presentarsi GRATUITAMENTE presso la sede del Powerlifting Gym di Parma a dimostrare di aver lavorato sulle problematiche mostrate durante il lavoro a carichi elevati.

Per ottenere il Terzo livello della Certificazione FIPL dovranno essere raggiunti gli STANDARD decisi sul posto dai Docenti FIPL e vestiti addosso alle possibilità del soggetto.
Vogliamo vedervi lavorare nel tempo, lavorare sulle cose che contano e che possono farvi crescere sia come atleti che, di conseguenza, come tecnici.

Mentre il Corso Base (che Base per temi trattati e approfondimento non è affatto) e l’Avanzato sono fortemente incentrati all’idea di allenare gli altri (Corso Istruttori, appunto), questo nascente III livello ha una richiesta prestazionale e di lavoro sulla propria pelle.

Tutti i presenti hanno ottime possibilità di superare il Test di luglio, ma nessuno ne ha nemmeno mezza senza averci lavorato come un pazzo.

 

Il vero valore di questo esperimento è stato la possibilità, per chi ha assistito alle alzate dei propri colleghi di corso, di notare come:

  • tutti i consigli tecnici;
  • tutti gli errori su cui si calcato la mano fino quasi alla noia;
  • tutte le puntualizzazioni su particolari che possono sembrare di poca cosa ad un principiante

si sono resi molto evidenti quando i carichi si sono alzati.
Quasi un ‘dai la cera, togli la cera’ in chiave allenamento della forza.

 

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ANALISI VIDEO.

Il candidato Istruttore FIPL Advanced sta eseguendo uno Squat con il proprio massimale.
Il soggetto scende in affondo completo, poi cerca di superare (quindi sollevare) il carico andando a sviluppare un movimento che evidentemente non avrebbe (mai) fatto con la metà (ad esempio) del carico stesso.

Quello che vedete di primo acchito è un soggetto che chiude in maniera molto marcata le ginocchia durante la fase di risalita.
Motivo? Una volta si sarebbe detto adduttori deboli, o quadricipiti forti o motivazioni di superfice di questo tipo. Riteniamo non sia questo il punto.

Il carico, qualsiasi esso sia, provoca una reazione in chi lo deve affrontare. La reazione più naturale ad uno schiacciamento (in fondo, cosa fa un bilancere con il doppio o più del tuo peso corporeo sulle spalle, se non darti una forte sensazione di schiacciamento?) è ovviamente una reazione protettiva, difensiva.

Al carico elevato rispondiamo chiudendoci. Fondamentalmente andando in protezione. Sviluppando atteggiamenti protettivi che andranno ad limitare (nel medio e lungo periodo) lo sviluppo delle potenzialità del soggetto, in particolare in termini di forza generale.
Tendiamo ad escludere glutei e gambe dalla partita, portando tutto il peso sulla schiena, che è la parte istintivamente più facile da attivare, da accendere. In oltre, quella meno dispendiosa a livello energetico. L’impiegato di banca ultrasedentario cosa fa quando solleva pesanti borse della spesa? Attiva il femorale e spinge di gambe, o le solleva tutte di schiena? Ovviamente la seconda.

Così come al carico tendiamo a rispondere risolvendo il primo problema motorio che incontriamo, in buca (in uscita dall’affondo dello Squat), il primo problema è sopravvivere allo schiacciamento. Quindi?
Quindi il ragazzo sposta il peso sulle punte dei piedi, per poter caricare maggiormente la schiena.
Le ginocchia che si chiudono sono quindi un effetto e non una causa, sono il dito e non la luna. Il profilo dell’atleta, se visto di lato, si allarga, e c’è una dispersione di forze in direzione non coerente.

Quando chiudere le ginocchia non è un problema? Quando questo non comporta un vistoso spostamento del carico sulle punte, modificando la linea di spinta. Però consigliamo molta, molta attenzione prima di dare delle autoassoluzioni alla moda. Sono rari i soggetti che hanno facoltà di farlo senza perdere molto per strada. Con leve molto particolari o con esperienze tecniche molto approfondite

Ovviamente, tutti quanti, tanto più i principianti, avranno l’impressione che utilizzando questo stratagemma sarà più facile combattere l’inerzia del carico.
Esattamente come è più facile ‘tirare forte’colpendo il pallone di punta quando non si è capaci di giocare a calcio.

Questo spostamento istintivo posteriore del bacino (con conseguente chiusura delle ginocchia) effettivamente avrebbe anche un senso se il compito del soggetto fosse quello di sollevare il bilancere di pochissimi cm in uscita dal punto più basso. Il problema è che un’alzata fondamentale come lo Squat è un evento complesso, che implica la presenza di FASI.

E ricordatevi come ogni fase dell’elzata (in qualunque alzata multiarticolare) debba essere propedeutica alla successiva.
Infatti, in uscita dalla buca vediamo un gigantesco Sticking Point (punto in cui l’alzata rallenta e diventa più difficoltosa) in cui la traiettoria del bilancere si sbanda per 2 o addirittura 3 volte, perdendo la sua naturale coerenza. E una linea di spinta coerente rappresenta una attivazione ottimale delle strutture muscolari. La mancanza di questa è una delle primissime cause (crediamo la prima) di insuccesso in chi ricerca lo sviluppo della massa magra.

 

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In conclusione? Esiste una didattica ottimale. Quella che mette in condizione il soggetto di esprimersi al meglio. Piccoli segni di questa evidente reazione erano già presenti con carichi ‘ottimali’ allenanti e non massimali. Nel caso del Corsista questo problema si vedeva già dalle primissime ripetizioni di riscaldamento (poco visibile o invisibile ai più tra i presenti), già con carichi vicini al 50% del massimale effettivo.
La NOSTRA questione tecnica diventa quindi quella di pulire ogni passaggio di peso. Dare a chi si appassiona all’allenamento della forza gli strumenti per poter creare UN’ABITUDINE positiva. Sviluppare un automatismo, creare un contesto ottimale per la performance.

Questo è pane quotidiano nella Pesistica Olimpica o in qualunque sport prestazionale. Vogliamo che lo sia anche nell’allenamento della Forza.

 

Info Corso Istruttori PALERMO e ROMA.