A cura di Yari Decima.

 

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Foto di Luca Mallardo

 

Se dovessi occuparmi della gestione del personale nelle palestre dove collaboro, libero da ogni imposizione commerciale, probabilmente NON opterei per i laureati in Scienze Motorie.
E forse non mi affiderei neanche quelli grossi che dicono di avere esperienza coi pesi.

Questa è una riflessione rivolta ai laureati in SM e ai Personal Trainer, scritta da un collega che dopo gli studi sta cercando con passione di costruire la sua professione.

Non parla però di ingiustizie burocratiche o delle solite incomprensioni tra il mondo sanitario e quello motorio.

Parla proprio del nostro lavoro, di quello che dovremmo avere per non essere solo “uno dei tanti” presenti nel settore.
Parla della nostra missione, della nostra responsabilità e dell’onore che abbiamo, una volta intrapreso questo percorso.

E’ ora di lasciare alle spalle le sicurezze che ci dona il pezzo di carta o i risultati (mediocri) che abbiamo avuto su noi stessi, è ora di guardare più lontano. Basta sciocchezze accademiche, tradizioni, pigrizia mentali, ecc…
Occorre sporcarsi le mani, ma in maniera intelligente.

 

ASPETTO TECNICO

 

Quando ci affacciamo alla realtà lavorativa abbiamo il ruolo primario e ASSOLUTO di educatori della motricità: insegnare i movimenti giusti, contestualizzati correttamente, per risultati concreti.

Purtroppo tutte queste competenze non si acquisiscono solo studiando sui libri e facendo corsi di formazione fitness dove verrai difficilmente bocciato una volta fatto il bonifico. Occorre sperimentare, andare sul campo, affiancare i migliori del settore per apprendere al meglio, per il meglio che puoi fare.

E non è detto che basti.

Occorre attitudine per capire come funzionano le evidenze scientifiche. Se è stato verificato qualcosa in provetta riguardo degli studi sui topi nel ‘98 non significa che sia così nella realtà e oggi. Quello che abbiamo studiato ha senso se viene usato con logica. Applicare le linee guida non fa di te un esperto del settore.

 

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Foto di Luca Mallardo

 

1) Le cose che contano

 

Nel mondo dei pesi è sempre stata confusa la realtà agonistico/professionista con quella amatoriale, ed ecco che aspiranti nuovi utenti si trovano nelle schede metodologie o esercizi di intensificazione da BodyBuilder senza che sappiano neanche imprimere forza generando una traiettoria coerente e lineare con qualsiasi carico.

Se non ti alleni 9 volte a settimana o non hai un anzianità tecnica di spessore con i sovraccarichi, probabilmente dovresti avere solamente esercizi GLOBALI, pochi fondamentali fatti bene, lasciar perdere i giochetti che vanno di moda e una struttura di allenamento che ti permetta di imparare i gesti fondamentali. Un percorso che comunque dura mesi se non ANNI.

Ci sono tantissimi laureati o PT che girano per le sale a dare consigli inutili su rotazioni dei manubri piuttosto che tecnicismi da laboratorio: qualcuno ancora consiglia di non scendere sotto i 90° nello squat che “tanto i glutei lavorano lo stesso e non ti fai male alla schiena”.

Ma diamine, uno non riesce manco stare in un’ accosciata seria a corpo libero e stiamo ancora a discutere su quale fascio muscolare si attiva meglio nelle alzate laterali? Per piacere!

Non dobbiamo cercare di acquisire la fiducia del cliente o atleta con trucchetti tecnici, giochini o isolamenti che non portano da nessuna parte. Anche perché – queste cose – magari le abbiamo solo lette e mai provate o insegnate. O, ancor peggio, hanno avuto effetto su di noi e allora pensiamo funzionino su tutti gli altri.

Spinte e trazioni (orizzontali o verticali che siano), accosciate, raccogliere da terra i pesi: se vogliamo parlare “fashion” facciamolo sto allenamento funzionale, ma facciamolo veramente! Queste le cose base che servono, gli schemi motori su cui lavorare per diventare prestanti, grossi o definiti.
Ma bisogna saperle fare bene, oltre che insegnarle correttamente.

 

2) Obiettivi, carichi e altre leggende

 

Ci sono tantissimi motivi che spingono qualcuno ad allenarsi. C’è chi vuole dimagrire, tonificare, mettere massa, definire, ecc… Ma sono dei concetti più di marketing che altro.
Un fisico in forma avrà tutte queste caratteristiche, e ovviamente per mettersi in forma bisogna fare le cose efficaci.

Il corpo, pur nella sua complessità, risponde in maniera piuttosto logica alle perturbazioni e, citando uno degli ultimi articoli di Accademia, ecco il punto della questione:
TECNICA —> MOVIMENTO CORRETTO —> STIMOLO —> CRESCITA DELLE MASSE MUSCOLARI

L’articolo potrebbe finire anche qui perché il segreto è già svelato per chi se ne intende.
Ma attenzione: non tutti i movimenti e non tutti gli stimoli sono corretti, specialmente per la maggior parte delle persone. Devono essere stimoli globali e movimenti utili. Mentre invece la tecnica è una e rimane una soltanto.

Quante volte differenziamo TOTALMENTE gli esercizi o le metodologie a seconda di chi vuole fare l’interno coscia piuttosto che l’ipertrofia nella parte alta del petto…? Niente di più errato, almeno in una fase iniziale.
QUALSIASI obiettivo di chi viene in palestra sarà facilmente centrato focalizzandosi sulle cose dette prima, a prescindere da dove poi si vuole mettere l’accento. Ci vuole una base solida, davvero solida.

Ovvio che se uno è sovrappeso lo farò lavorare anche metabolicamente, ma per avere un bel fisico devi fare comunque un buon allenamento…attenzione: buono, non “figo” o didattico.
In palestra il migliore allenamento che puoi svolgere è quello che ti consente di avere il miglior stimolo possibile per l’intero corpo, non per il muscolo.

Abbandoniamo l’arroganza di poter influenzare in maniera specifica e duratura un determinato distretto, neanche il nostro stesso corpo ragiona o risponde in questo modo, anzi.
Non facciamo i fisio-medici-osteopati della situazione e invece alleniamo il MOVIMENTO: facciamo il nostro mestiere. E’ una strada piena di soddisfazioni e stimoli, curiamo lo scopo e il mezzo si adatterà di conseguenza.

Il solo curl per bicipiti con una dozzina di chili non ci farà diventare Popeye, ve ne sarete accorti. Diventiamo invece efficaci in una panca pesante e cercate trazioni forti. E’ un’altra la partita che si deve giocare su un altro campo. Quantomeno con regole diverse.

 

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Foto di Luca Mallardo

 

Ed ecco già le obiezioni dalle seconde file:

1- “ma se uno fa massa è diverso che se fa definizione”
2- “ma le percentuali di carico sono diverse”

10- “ma i recuperi?”

Mi sta bene se sei una belva professionista da palco o pedana, ma alla la maggior parte degli amatori di TRE-QUATTRO gg/sett chiedo: “parliamo della percentuale di che cosa?”
Contestualizziamo.

Tutti che fanno test o lavorano con presunti carichi calcolati. Cioè, uno manco sa fare il movimento e gli facciamo fare un test? E da quello ricaviamo i pesi? O dai pesi che solleva in una serie da 10 colpi ORRENDI gli assegniamo un massimale?

Meglio decidere un VOLUME sensato e poi adattarci il carico, ovviamente in relazione a come il soggetto lo gestisce…senza legarsi troppo a tabelle o formule.
Sul tema del volume ormai chi naviga su questo sito sicuramente avrà capito che il 3 x 12 NON fa necessariamente Ipertrofia e il 3×3 spessissimo NON fa la Forza.

La maggior parte di quelli che spingono 3 colpi pesanti fanno ridere, mica fanno forza. Ognuno deve trovare il proprio range allenante che gli permetta di dare il miglior stimolo, che sarà sicuramente ottimo per la forza, l’ ipertrofia e tutto il resto.

Quindi: inutile fare un fit check incredibile e poi mettere la gente sulla Leg Press con i piedi intraruotati, larghi, alti, sospesi, abdotti per influenzare chissà cosa.
Una buona dose di squat TECNICI come si deve e passa la panza oltre che la paura!

A parte gli scherzi, come prima cosa pensate di mettere il fisico in forma e POI al limite lavoriamo sui dettagli.
I dettagli POI, non prima.

 

3) Essenza e pratica

 

Non perché piacciono a me, non perché siamo su questo sito, ma quali sono questi esercizi efficaci, dopo una fase di adattamento iniziale?
Gli esercizi che in PALESTRA insegnano meglio il concetto di spinta / trazione con gambe e braccia, che permettono di caricare di più e che coinvolgono globalmente il corpo nella maniera ottimale:

Squat. Panca. Stacco.

 

Aggiungeteci un tipo di trazione, qualche complementare INTELLIGENTE che insegna qualcosa al corpo e avrete la scheda perfetta per qualsiasi persona SANA e per la maggior parte degli obiettivi!
Chi più chi meno, chi più un esercizio e meno un altro, chi ha paura di caricare e chi non segue la programmazione, chi usa i guantini e chi ama sanguinare… Ma direi basta con le pillole sulla fosfocreatina-dell’arco-lombare-che-fa-male-evviva-l’EPOC!

A chi si allena veramente queste cose NON servono e non servono neanche a voi. Perché loro migliorano e scoprono davvero come gira il nostro settore.
Chi parla e basta oppure sperimenta solo su se stesso resta esattamente dov’è.
Penso fermamente che per saper insegnare devi anche saper fare.

E per trasmettere questi esercizi non basta studiarsi un manuale pratico da PT, non basta vederli su Youtube.
Occorre sbatterci contro la testa ammazzandosi di serie per mesi e mesi,possibilmente seguiti, secondo i corretti crismi che non puoi imparare da nessun corso fitness.
E poi sperimentarli su altri, verificare ciò che funziona a seconda delle situazioni. Serve Tempo.

Non arriviamo saccenti e arroganti a testa bassa o contribuiremo a dare un’idea sbagliata della nostra figura.

 

ASPETTO MENTALE

 

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1) Approccio alla professione

 

Molti pensano di avere in mano una conoscenza trasversale che applicata a chiunque porti risultati, ma basta mettere il naso appena fuori dal proprio pollaio per capire che ci sono molti altri galli che la sanno più lunga.
E anche ben più capaci, forti, tecnici e muscolosi!

Dicevo all’inizio di questo scritto: se mi occupassi del personale di una palestra, con tutta probabilità la mia scelta non cadrebbe su un laureato in Scienze Motorie. Non necessariamente, almeno.

Cercherei una persona curiosa, pronta a mettere in discussione quello che sa, che ha intuito l’importanza della flessibilità mentale che richiede questo mestiere. Come in molti altri lavori richiede grande umiltà ed empatia per assorbire e trasmettere le capacità che dovremmo diffondere con il nostro titolo.
Molto sinceramente, vedo che chi ha studiato Scienze Motorie, sebbene alcuni abbiano avuto qualche timido risultato in termini di carichi e volumi muscolari, fa molta fatica ad avere quest’ottica.

Non è facile accettare che dopo la laurea o dopo anni di allenamento comunque serva abbassare lo sguardo, scendere dal proprio podio auto-eletto per ascoltare, imparare e ripartire. Per niente facile.
Questo è il VERO motivo della svalutazione delle nostre figure professionali. Preziosismi inutili che non portano da nessuna parte, letti su qualche libro o con risultati al massimo solo su noi stessi.

 

2) Scoperta continua

 

Poche cose contano nell’allenamento, per capirle va bene che si prenda spunto dalla fisiologia e dalla biochimica, ma principalmente nascono dal campo. Dal campo, spesso altrui, devono essere apprese, per farle nostre e a nostra volta adattarle e per, infine, esprimerle.

 

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Anche io dopo la laurea ho investito (e a volte anche sprecato) molte risorse in varie specializzazioni che, oltre lo stretto ambiente della pesistica, andavano dalla composizione corporea all’ambito posturale, fino alla Kinesiologia applicata e le tecniche di massaggio. Più apprendevo e più capivo che c’era dell’altro.

Ora, a Parma, ho iniziato un percorso specifico sul powerlifting (anche se sarebbe meglio dire SquatPanca e Stacco) per capire dai top del settore come sentire (e far sentire) il gesto in questa disciplina.
Ed è incredibilmente artistica come ogni altra forma di movimento applicata.

Prossimo appuntamento a Milano per il Corso Istruttori, ma sento che questo viaggio per spingere il corpo verso le sue reali potenzialità non finirà qui.
Mi auguro non finirà mai neppure per voi.

 

 

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